Il Mondo fa Paura

Il Mondo fa Paura

Come Parlare di Guerre, Clima e Crisi ai Nostri Figli

Spegni il TG. Respira. Ecco una guida pratica per essere l’ancora di cui i tuoi figli hanno bisogno nella tempesta delle cattive notizie.

Accendi la televisione e vedi immagini di guerra. Apri i social media e leggi di emergenze climatiche. Parli con gli amici e la parola “pandemia” è ancora nell’aria. Il mondo sembra un posto sempre più spaventoso e complicato.

E mentre noi adulti lottiamo per elaborare la nostra stessa ansia, ci giriamo e vediamo due occhietti che ci fissano.

I nostri figli.

Loro sentono. Anche se teniamo il volume basso, percepiscono la nostra tensione. Origliano frammenti di conversazioni, vedono un’immagine di sfuggita, assorbono l’ansia dell’ambiente.

Il nostro primo istinto è proteggerli. Creare una bolla. “Va tutto bene, amore. Non è niente.” Ma la verità è che non possiamo (e non dovremmo) nascondere il mondo. Il nostro compito non è costruire un muro, ma diventare il loro filtro. Dobbiamo essere la loro guida sicura attraverso la tempesta.

Ma come si fa, in pratica, a parlare dell’inimmaginabile senza terrorizzarli?

1. Prima di Parlare con Loro, Parla con Te Stesso

Non puoi calmare una tempesta se sei tu stesso la tempesta. I bambini non reagiscono tanto alla notizia, quanto alla tua reazione alla notizia.

Se sei in preda al panico, loro saranno in preda al panico.

Consiglio reale: Prima di affrontare l’argomento, mettiti la tua maschera d’ossigeno.

  • Elabora le tue paure: Parlane prima con il tuo partner, un amico, un terapista. Sfogati. Fatti le tue domande.
  • Limita il doomscrolling: Non puoi essere un filtro efficace se sei costantemente inondato di notizie negative. Stabilisci degli orari per informarti (es. 20 minuti al mattino) e poi stacca. Soprattutto, spegni il telegiornale quando i bambini sono svegli. Le immagini sono molto più dannose delle parole.

La tua calma è il loro primo e più potente scudo di sicurezza.

2. L’ABC della Comunicazione in Crisi

Quando sei pronto a parlare, o quando sono loro a farti una domanda, tieni a mente queste tre regole fondamentali.

A – Ascolta (e Chiedi)

Non partire in quarta con spiegoni geopolitici. Il più delle volte, la loro paura è molto più concreta e “piccola” di quanto pensi.

Inizia sempre con una domanda: “Ho visto che guardavi quella foto. Cosa hai capito?” oppure “Hai sentito parlare di questa cosa [la guerra, l’alluvione] a scuola? Cosa ne pensi?”

Potresti scoprire che la loro paura non è la crisi climatica, ma che l’acqua salga fino alla loro cameretta. O che la guerra non è un concetto astratto, ma la paura che un soldato possa entrare dalla porta. Ascoltare ti permette di rispondere alla loro paura, non alla tua.

B – Breve e Sincero (Filtra, non Mentire)

I bambini hanno un radar infallibile per le bugie. Dire “Va tutto bene” quando è palese che non è così, crea solo più confusione e insicurezza.

Usa la verità, ma in dosi adatte alla loro età.

  • Bambini piccoli (3-6 anni): Sii ultra-semplice e rassicurante.
    • Sulla guerra: “In un posto molto lontano, degli adulti stanno litigando in modo molto brutto e stanno facendo del male alle persone. È molto triste. Ma noi qui siamo al sicuro. Il mio lavoro è tenerti al sicuro.”
  • Bambini in età scolare (7-11 anni): Inizia a introdurre la complessità, ma senza dettagli cruenti.
    • Sul clima: “Il nostro pianeta è come una casa che si sta surcaldando un po’ troppo perché usiamo cose che la sporcano, come le macchine. Questo crea problemi, come tempeste più forti. È una cosa seria, ma tantissime persone intelligenti stanno lavorando per sistemarla.”

La tua frase chiave deve essere sempre: “È un problema serio, ma noi siamo al sicuro, e ci sono persone che se ne stanno occupando.”

C – Continuità (La Routine è Sacra)

Questa è la rassicurazione più potente di tutte. Il mondo può sembrare impazzito, ma la loro vita non lo è.

Stasera si cena alla stessa ora. Si legge la favola. Si fanno i compiti. Si gioca sul tappeto.

La prevedibilità della routine quotidiana è l’antidoto più forte al caos del mondo esterno. Comunica al loro sistema nervoso che, nonostante tutto, la

loro vita è stabile e sicura.

3. Trasformare l’Ansia in Azione (e Speranza)

La paura paralizza. L’azione dà potere. I bambini (e anche noi) si sentono meglio quando possono fare qualcosa.

Questo sposta il loro ruolo da “vittima passiva” a “protagonista attivo”.

Cerca gli “Helpers”

Il leggendario presentatore TV americano Mr. Rogers diceva sempre: “Quando ero un bambino e vedevo cose spaventose nei notiziari, mia madre mi diceva: ‘Cerca gli aiutanti. Troverai sempre persone che stanno aiutando’”.

Questo è un consiglio potentissimo.

  • C’è una guerra? Mostra loro le immagini dei medici, dei volontari della Croce Rossa, delle persone che donano cibo e coperte.
  • C’è un disastro climatico? Parla loro dei vigili del fuoco, degli scienziati che inventano nuove tecnologie pulite, dei ragazzi che piantano alberi.

Insegna loro che, anche nel buio, l’umanità si attiva per portare luce.

Rendi l’Azione Concreta e “Piccola”

Non puoi chiedere a un bambino di 8 anni di risolvere la crisi climatica. Puoi chiedergli di essere il “Guardiano della Luce” in casa.

  • Per il clima: “Noi facciamo la nostra parte” non è un concetto astratto. È: “Noi facciamo la raccolta differenziata, spegniamo la luce quando usciamo dalla stanza, chiudiamo l’acqua mentre ci laviamo i denti.” Queste piccole azioni li fanno sentire parte della soluzione.
  • Per le crisi umanitarie: “Possiamo fare la nostra parte” diventa: “Facciamo un disegno da mandare ai bambini che non hanno una casa” o “Mettiamo da parte i giochi che non usiamo più e li diamo all’associazione che aiuta le famiglie in difficoltà”.

Non Sei un Genitore Perfetto, Sei un Porto Sicuro

Non vincerai un premio per la migliore spiegazione della geopolitica. Non devi avere tutte le risposte.

Tutto ciò che tuo figlio ha bisogno di sapere, nel profondo della sua anima, è questo: “Il mondo può essere spaventoso, ma io non sono solo. I miei genitori sono qui. Loro sono il mio porto sicuro.”

Sii onesto sulle tue emozioni (“Sì, questa cosa rende anche mamma/papà un po’ tristi”), ma sii solido sulla tua presenza. Ascolta le loro paure senza giudicarle, offri rassicurazione fisica (tanti abbracci) e trasforma l’ansia in piccole azioni di speranza.

Stiamo crescendo la generazione futura. Non cresciamoli nella paura, cresciamoli nella resilienza.


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